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Antonio Musella
Abbiamo conosciuto diverse realtà provenienti da tutto il mondo che si sono interrogate insieme sul come declinare la disobbedienza al Cop 15 in questi giorni. Di fronte ci siamo trovati un apparato repressivo figlio della tradizione liberal conservatrice della monarchica Danimarca, che si propone oggi come modello di polizia europea in grado di detronizzare i conflitti, in un paese in cui lo stato delle lotte sociali risulta impalpabile. Migliaia di arresti, 1300 solo tra l’11 ed il 13 dicembre, gabbie pop-up, isolamento, processi per direttissima senza avvocati. Di contro massima formalità sulle “regole di ingaggio”, a differenza di come sarebbe avvenuto nel nostro paese. Una strategia ben precisa che risulta essere non solo la strategia di gestione di un vertice internazionale da parte della polizia, ma si propone come modello di controllo sociale e annientamento dei conflitti….
Ma sappiamo bene che la stupidità è sempre in agguato. Una stupidità che si ricopre di ridicolo quando qualcuno vorrebbe farci credere che lo spazio del conflitto e della radicalità sono due bombette lanciate alla prima vetrina che capita, scappando a gambe levate all’arrivo della “democraticissima” polizia, rifugiandosi in altri spezzoni di corteo coinvolgendo altri in pratiche che non hanno scelto.
Questa stessa stupidità l’abbiamo potuta vedere la notte di Christiania il 14 dicembre….
Questo ha portato al fermo di 210 persone, di cui 86 italiani della delegazione See you in Copnehagen, di cui uno, Luca Tornatore, astrofisico, e uno dei principali referenti della rete italiana qui al Cop 15, è stato arrestato con accuse assurde ed improbabili e resterà in carcere fino al 12 gennaio.(…..)
Luca Casarini
Duecento attivisti, la stragrande maggioranza dei quali molto giovani, che provengono da tante realtà di lotta territoriale, metropolitana, urbana, dell’università, delle scuole medie superiori, che affrontano questo caos con la giusta leggerezza di chi sa di non poter essere risolutivo di tutti i problemi, grandi e piccoli, ma anche con la determinazione a guardare le cose per ciò che sono.
Mi sono chiesto in questi giorni che cosa avvertono questi compagni di tutto ciò che sta accadendo. C’è una bella differenza per me che ho vissuto Seattle, tra quei giorni americani e questi in Danimarca. Diciamo pure dal giorno alla notte. Sono un poco preoccupato in effetti per questi ventenni: preoccupato in effetti per questi ventenni: a loro non tocca la fortuna, ad esempio, di trovare insieme ad una moltitudine come quella che disobbediva nella “no demostration area” nella downtown della città della Microsoft e della Boeing, un nemico ben definito, chiaro, e assolutamente in calo di popolarità e legittimità come il WTO.(…………..)
Ma anche qui, la separatezza tra la testimonianza e la pratica politica di vita, è stata sapientemente cercata: da chi gestiva palchi e interventi programmati a chi, in coda, si è reso facile strumento di provocazioni da stato di polizia che rischia addirittura di trasformarsi in una cosa ridicola tanto è esagerata.(……..)
Ecco come Laura…,presente al Cop 15,racconta ciò che ha vissuto….
Copenhagen per me è stato (come tanti compagni hanno ripetuto in questi giorni), il "centro del mondo". Per la prima volta ho visto popoli da tutto il mondo ritrovarsi e urlare ad una sola voce, sebbene con toni e sfumature diversi. Me ne sono resa pienamente conto alla conferenza stampa sull' arresto di Luca, all'interno del KilmaForum, quando vari rappresentanti di Via Campesina sono intervenuti, esprimendo una rabbia ed una dignità che mi hanno lasciata sconvolta. Parole urlate, che comunicavano le milioni di voci che dal mondo reclamano giustizia climatica, una parola che per molti si traduce in sopravvivenza.
Per la prima volta ho visto migliaia di giovani da tutto il mondo, ascoltare in religioso silenzio gli interventi che si susseguivano in un'assemblea dalle modalità a me sconosciute (quella tenutasi a Christiania la sera del 14 dicembre) ed esultare pieni di gioia dopo l' intervento di Naomi Klein, che ho faticato a seguire, ma di cui ho percepito la gigantesca portata globale. Momenti ed emozioni che nella mia pancia e nella mia mente hanno cominciato a sommarsi e mescolarsi per diventare quel bagaglio e quel portato che vorrei riuscire a trasmettere a tutti quei compagni che non hanno potuto partecipare o che hanno continuato a lavorare sui propri territori per costruire quei percorsi che Copenhagen e il mondo intero ci hanno consegnato.
Della capitale danese ricordo soprattutto il clima onnipresente di paura e incertezza che dai primi giorni ci ha accompagnato per le vie della città fin dentro il nostro "campo base", la nostra casa. Ricordo e considero ora, con la lucidità che permette una riflessione a posteriori, gli arresti preventivi, il rastrellamento di Christiania, le file di prigionieri sull'asfalto, le gabbie...solo ora forse, riesco a comprendere cosa ha significato per noi e soprattutto per le centinaia di migliaia di persone che da tutto il mondo sono affluite a Copenhagen: la revoca di ogni tipo di libertà di movimento o di espressione. La scientifica negazione di ogni forma di dissenso e protesta da parte di centinaia di migliaia di persone che hanno messo alle strette il sistema patinato e di facciata che circondava il vertice Cop15. Collegando il palese fallimento del vertice e l'assurda repressione poliziesca scatenatasi persino sui delegati che il 16 dicembre volevano uscire dal Bella center, il quadro appare leggermente più chiaro. Come appare più chiaro e luminoso il risultato ottenuto dalla scelta della disobbedienza come pratica collettiva di piazza il 16 dicembre: l'unica in grado di mostrare al mondo il vero volto di COP15 e di contrastare (senza gridare al miracolo o alla soluzione) la pratica poliziesca dell'arresto sistematico e preventivo.
Manda la tua solidarietà a Luca!
Firma e fai circolare la Petizione on line
Nel leggere i resoconti di queste tre splendide persone mi si è accapponata la pelle per le forti emozioni che ho provato. E lo sdegno per la repressione poliziesca che, ti dico sinceramente e ti chiedo scusa per la mia ignoranza, non immaginavo neppure esistesse nella tanto lodata Danimarca.
RispondiElimina"Un sogno in frantumi", il titolo del post è molto chiaro.
RispondiEliminaGli elementi ci sono tutti:
I 120 capi di stato che hanno recitato la loro parte a Copenhagen.
I poliziotti, impegnati nell’esercizio di bastonare i giovani manifestanti, che ahime dovranno fare i conti con i disastri ambientali e le loro conseguenze I giornalisti che avrebbero dovuto scrivere che è stato il governo statunitense a boicottare la conferenza dell’ONU sul clima invece di dar la colpa alla Cina.
Con un arrivederci al prossimo anno a Città del Messico
Penso che tutte le persone di buonsenso vogliano vedere libero Luca Tornatore, climatologo dell’Università di Trieste, arrestato come un terrorista a Copenhagen dalla "civilissima" polizia danese. VERGOGNA!!!
probabilmente non riuscirò più a passare nei prossimi giorni, quindi, BUON NATALE
RispondiElimina^______________^
Vado a firmare.
RispondiEliminaBravissima Upupa!
Colgo anche l'occasione per augurarti un sereno Natale.
Speriamo in un anno migliore cara.
Un bacio.