FRAGOROSO SILENZIO

venerdì 14 ottobre 2011

Alle forze dell’ordine...e non del disordine.






Sono una cittadina e una mamma che vorrebbe tornare ad essere orgogliosa del proprio paese, delle sue istituzioni, dei suoi rappresentanti, per questo mi rivolgo a voi, a voi che domani sarete lungo le strade, nelle piazze gomito a gomito con tanti giovani “ribelli”...I nostri figli.
Allora vi dico...
I nostri e i vostri figli... non hanno bisogno di manganellate, di arresti o di denunce,hanno bisogno di ricostruire un mondo dove si possano riconoscere protagonisti, una società giusta, non dominata da disuguaglianze offensive e denigratorie,un futuro appetibile. Questo chiedono. Chiedono di poter vivere dignitosamente. E lo fanno come sanno farlo, urlando, cantando, ballando, non picchiando. Non hanno bisogno di oltraggiosi politici che scuotono la testa mentre loro parlano,che li offendono con i comportamenti, le parole e i gesti,che provocano la loro reazione,questa sì che è violenza ...una violenza sottile, anche se palese, che non fa bene al paese, che non depone a favore di una ricostruzione civile...
Il mio è un appello al buon senso,alla comprensione, alla non provocazione,alla condivisione...Domani i “draghi” ribelli, gli indignati, o come volete chiamarli, scenderanno di nuovo in piazza, manifesteranno contro il potere finanziario che ormai domina , governa, gestisce le nostre vite. Saranno spalleggiati dalla società civile, dai genitori, dai lavoratori che continuano ad essere spogliati dell’unica cosa che li rende uomini liberi...” il lavoro”. Tutti contro un debito non creato dai cittadini ma da una politica dissennata che si è appropriata anche del bene comune, che di comune non ha più nulla visto che la ricchezza di questo paese è in mano a pochissime persone che continuano a non pagare. E’ vero che le responsabilità non sono solo della politica ma anche della società civile, che la corruzione inizia dal basso,ma i tanti soldi che mancano all’appello non sono stati spesi per la scuola, la ricerca e l’Università o per la sanità pubblica bensì per soddisfare i loschi bisogni di pochi. Pagare le poltrone,i viaggi, i privilegi,mantenere le tante caste ci ha portato allo sfacelo e i giovani, visto che non beneficiano di nulla, sono decisi a non pagare questo debito. Sono giorni che leggiamo dei preparativi delle forze dell’ordine per domani, si temono scontri, facinorosi e violenti...ma dobbiamo essere onesti, le violenze spesso non sono partite dai giovani, se mai sono state delle risposte ad altre violenze, sempre deprecabili, sempre da condannare... ma Sabato si rifletta e si operi con professionalità e buone procedure. Oggi non abbiamo bisogno di scontri, abbiamo bisogno di buone pratiche politiche e non che ci consentano di “ripartire” come paese, abbiamo bisogno di un confronto costruttivo con i giovani che sono portatori di novità e idee, abbiamo bisogno della loro genialità. Lamentano di non avere futuro e questa purtroppo è una verità non discutibile, oggettiva, ma sono sicura che il futuro sia stato rubato anche ai figli delle forze dell’ordine, anche a loro si prospetta un futuro buio senza prospettive...
Così quando vi troverete di fronte ad un ragazzo, una ragazza, pensate che potrebbe essere vostro figlio, quando vi troverete di fronte ad un uomo arrabbiato perché non ha più uno stipendio da portare a casa pensate a vostro fratello, vostro zio, un vostro amico... e il manganello non usatelo, usate parole,parole significative, incoraggianti!!!!!!!!!!!!
Schieratevi dalla parte dei cittadini perché voi siete cittadini e insieme ridisegneremo uno stato che oggi così com’è sta devastando anche voi obbligandovi a lavorare in condizioni spesso impossibili...
Sempre vigili




mercoledì 12 ottobre 2011

I draghi ribelli...Ora non ci resta che seguirli...

I “draghi ribelli” …




Roma



Bologna



Padova






Ecco il testo della lettera che il 12 ottobre alle 16 i Draghi Ribelli porteranno al presidente della Repubblica a Bankitalia a Roma.#occupiamobankitalia
WEDNESDAY, 12 OCTOBER 2011 11:14 DRAGHI RIBELLI



Caro Presidente Napolitano, nel nostro paese non si fa altro che parlare di giovani. Lei lo ha fatto spesso. Ultimamente lo ha fatto anche il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, a breve presidente della Banca centrale europea.

La questione generazionale è semplice: c’è una generazione esclusa dai diritti e dal benessere, che oggi campa grazie al welfare familiare, e sulla quale si sta scaricando tutto il peso della crisi. La questione non si risolve togliendo i diritti a chi li aveva conquistati, i genitori, ma riconoscendo diritti a chi non li ha, i figli, e per far questo ci vogliono risorse, altrimenti le parole girano a vuoto.

Ora ci chiediamo, e chiediamo anche a Lei Presidente, come è possibile invertire la tendenza e promuovere delle politiche pubbliche a sostegno delle giovani generazioni prendendo sul serio le letterine estive di Trichet e Draghi? Come è possibile farlo se il pareggio di bilancio diventa regola aurea, da inserire, addirittura, all’interno della carta costituzionale di cui Lei è garante?


Caro Presidente, garantire e difendere la Costituzione oggi, vuol dire rifiutarsi di pagare il debito, così come consigliano diversi premi Nobel per l’economia; vuol dire partire dai ventisette milioni di italiani che hanno votato ai referendum contro le privatizzazioni e in difesa dell’acqua bene comune; vuol dire partire dalle mobilitazioni giovanili e studentesche che da diversi anni, inascoltate e respinte, hanno preteso di cambiare dal basso la scuola e l’università, chiedendo risorse e democrazia; vuol dire partire dalla domanda diffusa nel Paese di un nuovo sistema di garanzie, che tenga conto delle differenze generazionali, ma che, soprattutto, non metta le generazioni l’una contro l’altra: così, in primo luogo, si tiene unita l’Italia!

Sarebbe un atto di semplice giustizia fare in modo che non siano sempre gli stessi a pagare questa crisi. Siano, piuttosto, coloro che l’hanno prodotta a pagare, attraverso una tassazione delle rendite finanziarie, delle transazioni, dei patrimoni mobiliari e immobiliari. Le risorse ci sono, si trovano nel mondo della finanza che sta cancellando la democrazia: è lì che vanno reperite per distribuirle equamente.

Con troppa solerzia, caro Presidente, l’abbiamo vista affidarsi alle indicazioni di Trichet e Draghi. Questo non significa unire l’Italia e neanche sostenere le giovani generazioni. Bisognerebbe avere il coraggio, dopo il disastro del ventennio berlusconiano e della seconda Repubblica, di costruirne una terza di Repubblica, fondata sui beni comuni e non sugli interessi privati. È giunto il momento di scegliere da che parte stare, dalla parte della rendita o da quella della vita. La invitiamo a riflettere, perché questa generazione tradita non si arrenderà alla rassegnazione, ma da Tunisi a New York ha imparato ad alzare la testa.


Draghiribelli – #occupiamobancaditalia
Da: http://www.unicommon.org/


Vogliamo ancora far finta di nulla??????????



Sempre vigili