FRAGOROSO SILENZIO

lunedì 26 ottobre 2009

Agisci rettamente e non aver paura di nessuno all'infuori di te stesso.......Marco Aurelio


“Devi,dunque puoi” Aristotile….

Etica e morale sono temi oggetto dello studio della filosofia. Generalmente né la psicologia né la PNL affrontano tale argomento e questo, a mio avviso,è un errore perché avere le idee chiare su tale argomento è molto importante per promuovere una corretta crescita personale,per meglio comprendere se stessi, per essere un buon cittadino,per non essere un “moralista bacchettone”…

Cerco di avere le idee chiare anch’io…

Allora mi chiedo: "che differenza c’è tra etica e morale"?

Mi aiuta Remo Bodei, insegnante di Storia della filosofia all'Università di Pisa che ha incontrato

gli studenti del Liceo Classico "Plauto" di Spinaceto, per discutere questioni relative all'etica e/o alla morale…Così si esprime il prof.:

“Per me la distinzione tra etica e morale è questa: l'etica generalmente riguarda il rapporto con gli altri, la dimensione pubblica, mentre la morale riguarda sostanzialmente la voce della coscienza, il rapporto con se stessi. La distinzione è puramente convenzionale...

Allora l’Etica…

“L'etica si gioca in questo rapporto, spesso conflittuale, tra le regole e l'osservanza, o la non osservanza, di esse. Molte volte, paradossalmente, è morale violare l'etica, violare la tradizione.,

E ancora…

Alla domanda di una studentessa che chiedeva fino a che punto le regole dell’etica incidono sulla libertà di ognuno,così risponde il prof.

“Incidono nella misura in cui, a livello di senso comune, non contrastano con la regola giuridica: alterum non ledere , cioè non far male o comunque non togliere possibilità all'altro. Ma incidono soprattutto con il fatto che il limite della libertà non è soltanto, come si dice, "la licenza", cioè fare quello che ci piace, ma il limite è la libertà è quello di scegliere ciò che noi crediamo sia giusto se ci trovassimo al posto degli altri. Quindi la libertà e l'etica camminano assieme. Il problema è che l'etica non sia il riflesso di situazioni invecchiate o di comandamenti che vengono imposti attraverso la violenza, come si diceva prima. Cioè l'etica non è una camicia di forza, non è una corazza. È anzi qualche cosa che dovrebbe, per così dire, lubrificare i rapporti tra le persone, quindi delle regole che vengono elaborate da noi stessi con convinzione o ascoltando ciò che la tradizione ci ha tramandato o ascoltando, nei momenti in cui la tradizione non serve, in cui mi trovo davanti a problemi inediti, quella che è la voce della coscienza; l'etica favorisce la libertà, non la reprime. Dovete pensare però che i problemi etici sono più complicati di questo rapporto, in apparenza accademico, tra libertà e condizionamenti. Il problema dell'etica è il problema di vivere una vita più degna. Cosa sarebbe il mondo senza regole? E cosa sarebbe il mondo in cui soltanto ciò che è la legge dei padri, cioè di individui morti che non conoscevano le nostre situazioni avesse valore? L'etica quindi deve favorire la libertà. E non si può imporre come l'altro oggetto che abbiamo scelto, cioè la mazza ferrata, attraverso delle operazioni in cui si è costretti ad agire in un certo modo. Però, siccome l'etica è complessa, noi dobbiamo riconoscere anche che le regole etiche, "essendo l'uomo - come diceva Kant - un legno storto", cioè qualcosa che non si può raddrizzare e farne un essere completamente morale, le regole sono anche il frutto di una certa dose massiccia di violenza, di manipolazione e di convinzione, fatta su minorenni, per così dire. Quindi di fronte all'etica c'è sempre il grande problema del male. E il male non è solo, per i bambini, rubare la marmellata. Il male è questa presenza inquietante per cui noi possiamo essere sempre indotti, molte volte anche senza saperlo, a distruggere una persona, il suo piano di vita, attraverso tanti comportamenti: la maldicenza, il tramare contro di loro, fino a giungere alle forme più perverse di tortura o di assassinio. Quindi dovete ragionare in questi termini per rispondere alla domanda: a che serve l'etica? A parte dire "serve" è riduttivo, perché "serve" sembra che l'etica sia uno strumento, mentre l'etica è la fibra stessa della nostra esistenza. E quindi mantenendo però il termine tra virgolette "a che serve l'etica?", l'etica serve a farci vivere meglio. Dovremmo immaginare come sarebbe il mondo se non ci fossero delle regole. Sarebbe in balia della prepotenza delle mazze ferrate, delle ghigliottine, delle corde per impiccare o contemporaneamente dei dogmi della religione o della volontà dispotica di qualche sovrano.

Così il prof. Bodei..ci ha detto anche a che serve l’etica…ma un’altra domanda ….

Qual è il compito dell’etica?

La moralità può attraversare le nostre vite. Lo vediamo dal modo in cui rispondiamo alle sollecitazioni del mondo e delle persone. La sofferenza di un essere umano può apparirci come un semplice fatto che capita a quella persona oppure come un grido di ingiustizia, a cui rispondiamo con tutto il nostro essere. La differenza tra queste risposte dipende dalla nostra visione delle cose, dai sentimenti e dai pensieri che sappiamo portare dentro la situazione. Ma gli stessi pensieri e sentimenti sono oggetto anch'essi di risposte morali. Proviamo sentimenti come la colpa o la vergogna per il modo in cui abbiamo agito e siamo in grado di ridescrivere la situazione e guardarla con occhi nuovi. La moralità è di per sé aperta alla critica e alla revisione. E una critica importante è proprio rivolta contro il giudizio morale, che appare fondato solo sulla forza dell'autorità, sull'arroganza o sul moralismo. La moralità è intrinsecamente persuasiva e critica. L'etica, come disciplina riflessiva e come discorso pubblico, esplora le diverse vie della critica morale. Il ragionamento è importante. La capacità di confrontare giudizi e punti di vista isolati e distanti mette in luce le nostre incoerenze. Ma le incoerenze non sono mai solo errori nel ragionamento, ma anche debolezze e resistenze personali, che superiamo migliorando noi stessi. Il progresso delle concezioni morali ha seguito spesso la via di una maggiore coerenza tra i giudizi. Ma la strada può anche essere quella del rivolgimento radicale, come quando un intero sistema di giudizio viene superato, per esempio un modo di vedere la sessualità o di percepire i rapporti sociali o le differenze tra le razze. Qual è il compito dell'etica? Quello di limitarsi a ricostruire le modalità della critica morale o di spingersi a raccomandare il cambiamento personale e il miglioramento degli individui?

Allora possiamo dire che comportarsi in modo etico produce un gran beneficio all’uomo, gli consente di percepire il senso di essere nel giusto?!?!

E’ questa…la virtù?

Quei prudenti che s'adombrano delle virtù come de' vizi,
predicano sempre che la perfezione sta nel mezzo;
e il mezzo lo fissan giusto in quel punto dov'essi sono arrivati,
e ci stanno comodi

Alessandro Manzoni

E i nostri politici?Praticano la virtù?

Così si esprimeva Montesquieu……..

La virtù, in una repubblica, è cosa semplicissima: è l'amore della repubblica: è un sentimento, e non una serie di nozioni; l'ultimo cittadino dello Stato può provare, quel sentimento, come il primo. Una volta che il popolo ha buoni principi, vi si attiene più a lungo dei cosiddetti gentiluomini. E’ raro che la corruzione cominci da lui. Esso ha tratto sovente dalla mediocrità dei propri lumi un attaccamento più forte per quello che è stabilito. L'amore della patria conduce alla bontà dei costumi, la bontà dei costumi porta all'amore della patria. Quanto meno possiamo soddisfare le nostre passioni particolari, tanto più ci abbandoniamo a quelle generali….”(Montesquieu, “Lo spirito delle leggi”, V, cap. 1)