FRAGOROSO SILENZIO

venerdì 6 novembre 2009

Stato...ma chi sei?


“Lo Stato sono io”…Così era solito dire il Re di Francia,l’allora Luigi XIV….

Non è per niente scontata la domanda di cosa sia lo stato, per noi europei del XXI secolo. Si può dire che è l'insieme di istituzioni, da una parte, e società civile dall'altra, unite in maniera molte volte non armonica.

Possiamo dire che lo Stato siamo noi,che lo Stato è l’insieme di ognuno di noi e non un’entità astratta,un “centro” lontano che decide sopra di noi.

Gli elementi costitutivi di uno Stato sono :il territorio,la popolazione,la sovranità,l’ordinamento giuridico.

Quindi uno Stato è l'organizzazione politica e giuridica sovrana di una comunità strutturata in forma stabile su di un determinato territorio; è considerato un ente necessario in quanto senza di esso non vi sarebbe una comunità sociale organizzata.

La sovranità è considerata da molti studiosi l’elemento fondamentale per la costituzione di uno stato. Senza di essa lo Stato non sarebbe autonomo ed indipendente,non avrebbe i poteri necessari per governarsi,ma sarebbe parte di un altro Stato.-

La sovranità si va ad identificare con il potere esclusivo dello Stato,di fare leggi,di governare, di prendere decisioni….Negli stati moderni la sovranità appartiene al popolo e si manifesta nella legge,secondo regole previste dalla Costituzione.

Ed è proprio dal modo in cui viene esercitata la sovranità che dipende la condizione dei cittadini.

E’ lo Stato che stabilisce chi è cittadino e chi invece non lo è. Il popolo così è l'insieme dei cittadini dello Stato ed è il suo elemento personale,la nostra Costituzione dice che la sovranità appartiene al popolo (Art.1) che la esercita soprattutto attraverso il diritto-dovere del voto. In questa prospettiva i cittadini sono gli elettori dei politici e i fruitori dei servizi gestiti dallo Stato. E diciamo che il buon

cittadino è colui che:

a. fa l’utile dello Stato

b. contribuisce al valore etico dello Stato e non solo alla materialità

Il gioco della convivenza all’interno dello Stato non è totalmente libero,ma regolato da norme precise che impongono limiti all’azione dei cittadini e dello stesso Stato in nome del bene comune.

E’ attraverso l’ordinamento giuridico e l’apparato burocratico che si stabilisce il rapporto tra lo Stato e il cittadino,ed è poi la burocrazia che fa da cerniera tra le Istituzioni e i cittadini.

Le leggi dello Stato,le regole della convivenza civile,non sono purtroppo sempre rispettate da tutti…in ogni settore dell’attività umana esistono coloro che,per interesse personale o per abitudine alla violenza o alla disonestà,compiono delitti o infrangono comunque le prescrizioni. Qualora vengono scoperti,devono essere sottoposti a giudizio. Di ciò si incarica la Magistratura che,come dice la Costituzione,amministra la giustizia “in nome del popolo”: in una democrazia,cioè governo del popolo,infatti soltanto in nome suo è pensabile poter emettere una sentenza.

Le norme e le leggi dello Stato non possono però negare i diritti umani fondamentali e riconosciuti universalmente.

Diciamo però che sono le regole e le leggi che definiscono i rapporti fra i cittadini e fra Stato e cittadini. Rapporto basato sulla collaborazione,cooperazione e sulla condivisione di obiettivi finalizzati alla soddisfazione di un’ambizione: il benessere dei cittadini. Tale rapporto si manifesta con un sentimento di fiducia tra cittadini e Istituzioni,fiducia che si costruisce nel tempo e si consolida quando le aspettative del cittadino non sono disattese o deluse. Il discorso della fiducia è essenziale in quanto se ho fiducia vuol dire che credo nella correttezza, nell’onesta e nella trasparenza dell’Istituzione che è risultata affidabile.

Quindi discutere di questo rapporto significa toccare un tema, oggi divenuto problema, delicato e complesso e che da anni impegna sociologi e studiosi di ogni Paese.

Un interesse così forte e molto sentito si spiega perché da diversi anni c’è un divario tra le aspettative dei cittadini e le risposte dello Stato.

Questo divario diventa sempre maggiore in quanto spesso le decisioni dello Stato sono dettate da interessi interni allo Stato stesso che non riconosce più gli interessi primari dei cittadini e ancor peggio non riconosce più i cittadini come suo elemento personale e quindi “spiega” le decisioni come necessità.

Il quadro si fa complesso e complicato nel momento ,molto frequente, in cui gli interessi contrastanti si sovrappongono: sia l’Istituzione che parti della società civile avanzano interessi contrastanti di difficilissima risoluzione.

Il cittadino oggi si attende soluzioni rapide, costruttive e risposte chiare e positive alle difficoltà

sociali ed economiche che lo assillano così sono in molti ad accusare lo Stato di mancanza di

efficacia ed efficienza.

La lentezza delle risposte e l’inefficacia delle soluzioni hanno alimentato una notevole sfiducia

verso le istituzioni. A questa sfiducia e al disorientamento del cittadino, ha

contribuito la difficoltà di dialogo interno alle istituzioni, allo Stato, con particolare

riferimento agli attriti nati in questi anni di difficoltà.

Questa crisi di fiducia fra cittadino e Stato ha cause diverse, spesso di tipo razionale ed emotivo e che comunque investono la sfera personale e civile del singolo cittadino che non riconosce più lo Stato garante di se stesso. Il risultato è che in molti parlano dello Stato con disgusto o di disprezzo.

Ciò significa che quel rapporto di collaborazione,condivisione, di cooperazione è in frantumi…

Cosa ha determinato questa considerevole perdita di fiducia?

Non occorre sempre andare indietro nel tempo,basta soffermarsi all’oggi!!!!!!!!Gli italiani non hanno più fiducia nel Parlamento,nella Magistratura,nei sindacati,nelle banche….

Nel nostro paese ci sono migliaia di inchieste che riguardano la corruzione, i finanziamenti illeciti ai partiti,collusioni,giri di mazzette…,legami con le mafie e massoneria…L’elenco è lunghissimo!

E di certo non aiuta il clima bellicoso di accuse e polemiche tra politici,giudici e magistrati,l’eccessiva lentezza processuale…

E poi …la vergogna del sistema carcerario che offende e denigra un paese civile.

Lo Stato attraverso una delle sue Istituzioni, nate per rieducare, uccide i propri cittadini…e “preferisce” così l’eliminazione alla rieducazione,preferisce le botte al dialogo,preferisce distruggere invece di costruire…

L’istituzione carceraria usa , la tortura fisica,la tortura dell’isolamento,il non rispetto dei diritti umani anziché la differenziazione della condanna,della pena…

E la politica è complice di questa realtà…non solo, ma la giustifica e la legalizza con le “efferrate” leggi e disposizioni dei vari ministri della giustizia..Qui dovrei riportare i tanti nomi dei ragazzi uccisi in carcere …ma l’elenco è disponibile nei vari siti ufficiali delle singole Istituzioni carcerarie…anche le “morti da accertare” sono di fatto morti provocate da ….chi? E' come se lo Stato dicesse:


« Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa.
»
canto III,Inferno,vv 49\51

Questo clima di diffidenza, di sfiducia che si è diffuso quindi è il risultato di un “tradimento” delle Istituzioni nei confronti del cittadino e non basterà un vento gelido del Nord a spazzarlo via….

Sempre vigili