
Martedì 25 maggio 2010,ho partecipato al convegno “SICURI DA MORIRE” promosso dal collettivo degli studenti di Scienze Politiche "La Sapienza".In questa occasione è stato ufficialmente presentato il libro: "Impìccati. Storie di morte nelle prigioni italiane" (DeriveApprodi, 2010),
libro che raccoglie le storie di otto persone, entrate vive in carcere ed uscite senza vita: Aldo Bianzino, Diana Blefari, Luigi Acquaviva, Sami Mbarka Ben Gargi, Stefano Frapporti, Camillo Valentini, Niki Aprile Gatti, Stefano Cucchi.
Erano presenti Luca Cardinalini (autore del libro)
Valentina Calderone (A buon diritto)
Mauro Palma (Antigone, Commissione europea contro la tortura)
All’incontro sono state invitate le famiglie di:
Stefano Cucchi
Niki Gatti Aprile
Il convegno,esempio di notevole sensibilizzazione ad un tema difficile e complesso per il nostro paese,è stato abilmente introdotto da una giovane studentessa del collettivo che ha mostrato un’ampia conoscenza del problema riportando dati e situazioni che sono un’onta per un paese civile. Dati e situazioni che sono state suffragate dalle dichiarazioni degli esperti presenti.
Il convegno si è aperto con una significativa frase di Neruda riportata sulla locandina: “Potranno recidere tutti i fiori, ma non potranno fermare la primavera”…
I partecipanti erano tutti studenti della Sapienza e questo mi ha confermato quanto siano nocive e qualunquiste le generalizzazioni sui giovani che molti fanno parlando di “bamboccioni” e quanto altro…denigrando o sminuendo l’impegno di tanti di loro nel sociale e nell’affrontare tematiche scomode per i più.
Di “diversamente giovani” come me, ve ne erano pochi,forse l’orario non è stato dei più consoni ad un pubblico adulto per motivi di lavoro.(15,30)
Non è intervenuta la famiglia Cucchi,era presente,invece la famiglia di Niki Aprile Gatti.
Il giornalista Luca Cardinalini,nel presentare il libro, ha citato alcuni casi riportati, casi che ci dimostrano come in carcere si muore.
E’ questo il vero argomento da affrontare…
Perché di carcere si parla, ma spesso sono i numeri a essere al centro dell'attenzione, più che le storie dei singoli individui.
Quando qualcuno muore è quasi sempre grazie alla forza e al coraggio dei familiari che la sua storia riesce a uscire dal silenzio e così la cronaca ne parla…ma a tempo, perché le notizie hanno vita breve…e vita breve hanno avuto tutti i protagonisti del libro che presi in custodia dallo Stato non hanno avuto l’attenzione,il rispetto,il diritto di essere prima di tutto “persone”.
Riporto alcuni concetti espressi da Cardinalini:
“In carcere si muore: suicidio, omicidio, overdose, malattia. Quello che non dovrebbe mai succedere è morire di carcere, per mano di chi ti ha in custodia o per negligenza di chi ti ha in cura. Le cifre non aiutano. Sapere che ogni anno circa 100 persone muoiono nelle carceri italiane, non rende l’idea. Intanto perché il numero è per difetto, molti vengono trasportati moribondi al pronto soccorso di un ospedale, lì muoiono e il numero resta in carico alla sanità pubblica e non all’istituzione penitenziaria.”
E ancora….
"La violenza non è l’unico linguaggio del carcere, ma è un linguaggio presente, direi quasi universale e comprensibile da tutti, stranieri compresi visto che sono ormai una percentuale significativa della popolazione carceraria. Oltre a quella fisica fatta di botte, che ci sono, ne esistono altre fatte di prevaricazione, soggezione, umiliazione che restano completamente nell’ombra. Restiamo alla violenza fisica: perfino al peggior criminale di guerra è garantito un processo e l’incolumità fisica, mi chiedo come sia possibile che in Italia, nel 2010, ci siano persone che vengano picchiati in una caserma o muoiano in carcere senza che parenti e avvocati sappiano nulla, senza che un direttore o un ministro si dimetta un minuto dopo".
Molto più “tecnico” l’intervento di Palma che ha riportato la sua esperienza all’interno di Antigone e che ha offerto spunti molto significativi per il successivo dibattito. Un passaggio decisamente importante del suo articolato discorso è stato il parere espresso sullo strumento della “custodia cautelare”,strumento di per sé illegale… (in un sistema che di legale non ha più nulla. nota personale della sottoscritta).
Interessante anche l’intervento di Valentina Calderone di “A buon diritto” che ha puntato il dito sul problema “sicurezza” nelle carceri.
Molto “forte” e incisivo l’intervento del portavoce della famiglia di Niki che,invitato a prendere la parola, ha ribadito con assoluta decisione di non credere a quanto affermato dal carcere e dalla magistratura sulla morte del loro caro e posto l’attenzione sulle tante incongruenze costituzionali e amministrative del caso e in più ha sottolineato come,di fatto,per esempio, non sia stata applicata la circolare dello Stato”sui nuovi giunti” che regola e facilita l’entrata in carcere dei singoli soggetti e ha citato alcune motivazioni addotte dal magistrato nell’archiviare il caso, motivazioni “offensive” nei confronti non solo di Niki,ma anche della dignità della famiglia
che non condivide tale soluzione e pertanto continuerà a ricercare la verità…
Tale intervento ha voluto anche evidenziare il filo conduttore del libro…che è,di fatto, un messaggio di impunità chiaro e deciso dello stato ai singoli cittadini…
Le storie,e il portavoce ne ha elencate altre che non sono inserite nel libro,sono storie che dovrebbero allarmare e indignare chiunque, storie di assenza di diritti umani e di “ordinaria” violenza perpetrata dallo stato ai danni dei più deboli…
In questo intervento sono stati anche citati video che dimostrano l’eccessivo potere dato alle forze dell’ordine nelle singole situazioni da Genova, a Vicenza,al salone del libro a Torino ed altri che ben fanno intendere quel messaggio di impunità che regola e gestisce i comportamenti dello stato.
Il pubblico ha seguito attentamente e ha condiviso pienamente quanto detto dalla famiglia di Niki…
Molti gli interventi degli studenti che hanno posto l’accento anche sulla gestione dei CIE e degli abusi che in questi luoghi vengono perpetrati.
In questo convegno non c’erano né televisioni né giornalisti delle varie testate…
Forse ciò di cui dobbiamo preoccuparci seriamente è l’indifferenza della società civile a temi e problematiche che ci riguardano direttamente in quanto”uomini”…
Non possiamo girare la testa dall’altra parte quando vediamo cose che non ci illuminano il percorso ma ce lo rendono impervio e accidentato,l’impegno è e deve essere di tutti perché solo insieme riusciamo a far capire che le carceri non sono un mondo al di fuori del nostro mondo,ma sono un “pezzo” di questo che urla all’inciviltà…Non possiamo non pensare alle persone che sono “costretti” a vivere come topi in gabbia, dimenticati e oltraggiati da una realtà che offende e umilia la dignità di ciascuno di noi…
La Sapienza era l'Università frequentata da Niki....
Le parole di questa poesia dicono di più di quanto vogliano….
La verità è sempre quella,
la cattiveria degli uomini
che ti abbassa
e ti costruisce un santuario di odio
dietro la porta socchiusa.
Ma l'amore della povera gente
brilla più di una qualsiasi filosofia.
Un povero ti dà tutto
e non ti rinfaccia mai la tua vigliaccheria.
La verità è sempre quella,
la cattiveria degli uomini
che ti abbassa
e ti costruisce un santuario di odio
dietro la porta socchiusa.
Ma l'amore della povera gente
brilla più di una qualsiasi filosofia.
Un povero ti dà tutto
e non ti rinfaccia mai la tua vigliaccheria.
Carta | Le carceri sono fuorilegge. Appello e adesioni
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