Una lezione di ignoranza si apre con il ricordo degli “indimenticati”, quei professori che hanno saputo fare la differenza nel suo travagliato percorso scolastico perché capaci di trasmettere curiosità e conoscenza. Perché i passeur sono così importanti nella trasmissione della cultura?
La nozione di passeur è intimamente connessa alla nozione di proprietà, di possesso della cultura. Esistono due modi distinti di relazionarsi con la cultura. Alcune persone, che chiameremo i “guardiani del tempio”, pensano che il proprio bagaglio culturale costituisca una proprietà privata, da condividere unicamente con una cerchia ristretta di persone e considerata sacra al punto da decidere di escludere chi non ne reputano degno. Altre, i passeur, si vedono invece come vettori di cultura. Non si tratta di un principio etico, ma piuttosto di una questione di mentalità, Una lezione di ignoranza si apre con il ricordo degli “indimenticati”, quei professori che hanno saputo fare la differenza nel suo travagliato percorso scolastico perché capaci di trasmettere curiosità e conoscenza. Perché i passeur sono così importanti nella trasmissione della cultura?di atteggiamento. Personalmente non ho mai ritenuto di possedere quello che so, mi sento piuttosto simile a un fusibile dentro un circuito elettrico. Non essendoci l’idea di possesso, siamo oltre il principio della condivisione: tutto quello che imparo, tutto quello che scopro, se mi piace e mi dà emozioni, ecco che scelgo di fartelo conoscere perché possa incantare e arricchire anche te.
Come è possibile conciliare l’esperienza della lettura, che è intima e individuale, con lo stimolo a diventare a nostra volta un passeur?
Quando si parla di lettura, ognuno di noi ha il suo “giardino segreto”. Ci sono emozioni che ho provato leggendo un brano che non ho mai raccontato a nessuno, perché era qualcosa di troppo sottile, di troppo personale. Non un bene posseduto, ma un momento di intensa felicità, profondamente intimo. Ecco perché non sono un accanito sostenitore della trasmissione fine a se stessa: comprendo infatti perfettamente che si possa instaurare una certa intimità filosofica con determinati libri, e che si provi al tempo stesso il bisogno di tenere per sé alcune emozioni. Siamo i guardiani del nostro tempio. Il mio non è la cultura, ma certe briciole di sensazioni difficilmente descrivibili, appena percettibili, che posso anche scegliere di non raccontare. Anche se, in linea generale, tutto quello che mi tocca, che mi stimola culturalmente, lo trasmetto immediatamente.
Essere passeur: è un’attitudine innata o che si può acquisire? Quanto è importante che gli insegnanti sappiano svolgere questo ruolo?
È una questione complessa: essere passeur non è una vera e propria professione. In ambito culturale il vero passeurè la sfera affettiva. Il flusso della cultura scorre allora grazie al flusso della sfera affettiva: ti do da leggere quello che leggo io perché siamo amici. Per quanto riguarda gli insegnanti, molti di loro considerano la scuola non tanto come un luogo di trasmissione bensì come un luogo di valutazione. Sezionano un testo eseguendo una sorta di autopsia medico-legale, ma mai leggeranno in classe ad alta voce un brano che li ha colpiti dicendo “Ecco, ho letto questo ieri, ditemi cosa ne pensate”. La pedagogia francese, in modo particolare, ha plasmato gli insegnanti sul modello del “guardiano del tempio”: questo studente può entrare, quest’altro no.
Nelle prime pagine di Una lezione d’ignoranza lei afferma che i professori migliori sono quelli che sanno incarnare la materia che insegnano. Quali effetti ha sull’attenzione degli studenti la capacità di un professore di essere davvero “presente” in classe?
La pedagogia è una branca della drammaturgia: la materia insegnata deve essere incarnata, personificata. Se invece di fare una lezione ex cathedra, sicuramente molto interessante ma rivolta agli studenti migliori che non hanno certo bisogno che si catturi la loro attenzione perché dotati di una attitudine naturale all’astrazione, il professore sceglie di essere presente fisicamente in classe e guarda negli occhi lo studente a cui si rivolge, scherza con lui in virtù dell’intesa che si è creata, allora i concetti prenderanno corpo per effetto di questa teatralità. E sarà riuscito a coinvolgere tutta la classe, anche quegli studenti che hanno bisogno di passare attraverso una “fase di seduzione”. Su quanto questa fase debba essere di natura ludica, i pareri divergono. Alain (Émile-Auguste Chartier), grande filosofo e pedagogo dell’inizio del XX secolo, era assolutamente contrario, pur essendo lui stesso un personaggio singolare. Penso però anche a Vladimir Jankélévitch, un fiume in piena che trascinava con la sua corrente gli studenti. Poteva dire tutto e il contrario di tutto, le sue lezioni erano assolutamente travolgenti.
Quanto conta allora la capacità di seduzione di un professore? Si può parlare di un metodo Pennac?
È limitativo ridurre tutto alla capacità di seduzione. Nel corso degli anni, facendo tesoro anche dei miei errori, ho messo a punto delle tecniche che si possono replicare. Prendiamo l’appello, che per la maggior parte degli insegnanti non è che una formalità amministrativa eseguita senza neppure sollevare lo sguardo dal registro. Uno sguardo che invece può servire a creare una relazione personale con ogni studente, può essere il pretesto per un breve momento di complicità. Sembra una cosa da nulla, ma dà il tono a tutta la giornata, è il diapason che dà il la all’orchestra.
Cos’è per lei l’ignoranza? È l’espressione del malessere di uno studente che non corrisponde ai canoni richiesti dalla scuola o ha un significato più ampio?
L’espressione “lezione di ignoranza” è di un poeta, Georges Perros, diventato professore per sopravvivere perché come tutti i poeti moriva di fame. Arrivando in classe, era solito svuotare sulla cattedra la borsa piena di libri (Pascal, Cartesio, Rabelais, Montaigne) dicendo: “Ecco qui, una piccola lezione d’ignoranza”. Quindi cominciava a leggere ad alta voce e i suoi studenti non erano mai sazi di questa sorta di travaso in loro di tutto ciò che amava. Si tratta di un’ignoranza che vuole scoprire, che è alla ricerca. Che cos’è in realtà l’ignoranza? Semplicemente un altro tipo di conoscenza. Un giorno, all’inizio della mia carriera di insegnante, ho chiesto a un ragazzo di parlarmi della proposizione subordinata relativa. Mi ha risposto: “Questo non lo so, ma posso smontare e rimontare un motorino in meno di dieci minuti”. Ho poi scoperto che viveva così, rubando motorini. Allora abbiamo fatto un patto: la meccanica in cambio della grammatica. Perché se insegni a questo ragazzo che quella che chiamiamo grammatica è la strutturazione del suo pensiero, si appassiona immediatamente. Oppure prendiamo i modi del verbo. Nel film La classe (Palma d’oro a Cannes nel 2008) un professore dice del congiuntivo: “È così che si parlava un tempo”. Da fucilare immediatamente. Perché anche se pensano di vivere all’imperativo, anche se si esprimono solo all’imperativo, gli adolescenti sono paralizzati dal dubbio. Il congiuntivo è il modo verbale dell’adolescenza per eccellenza: è importante che sappiano che esiste un modo che sembra fatto apposta per loro, per esprimere l’indecisione, la crisi, il passaggio da uno stato all’altro.
Libri di carta e e-book: come cambierà la lettura?
Un giorno lo schermo prenderà il posto della carta e questo cambierà il modo di leggere, il modo di percepire il libro, perché ogni parola potrà essere contestualizzata. È il cinema in 3D rispetto al cinema tradizionale. La mia generazione ha una sorta di sensualità legata al libro, al suo odore (che non è quello dell’inchiostro come molti pensano, ma della colla). Si dimentica che i più giovani hanno già sviluppato un altro modo di rapportarsi all’oggetto tecnologico, desiderabile, le immagini brillanti, lo schermo su cui far scorrere il dito. Noi continuiamo a pensare che le librerie abbiano più fascino di quei piccoli rettangoli, ma in futuro sembrerà incredibile pensare alle nostre case piene di carta. Sono rimasto senza parole il giorno che ho letto uno studio sulle probabilità che ha un libro riposto su uno scaffale di essere ripreso in mano per essere riletto: molto vicine allo zero. Tenuto conto che generalmente presto sempre i libri che mi sono piaciuti e che raramente tornano indietro, so già che quelli rimasti non li guarderò più. A rifletterci bene è come se vivessi in un cimitero.
Lei ha scritto che la lettura è un antidoto alla solitudine metafisica dell’uomo. Perché leggiamo?
Perché siamo animali mitologici. Perché non ci limitiamo ai saggi e invece scegliamo di leggere romanzi? Perché abbiamo bisogno di metafore, la razionalità da sola non basta. In Francia, un bel giorno, lo strutturalismo ha decretato la morte del romanzo, al punto che era malvisto sia scrivere che leggere romanzi. Uno snobismo culturale da cui erano esenti i romanzi stranieri e questo ha permesso di scoprire il realismo magico e tutta la letteratura sud-americana. O Il profumo di Patrick Süskind, tre milioni di copie vendute. O i polizieschi come la saga Malaussène, considerati come letteratura underground. Questo bisogno di romanzi, insomma, non è solo intrattenimento: traduce un bisogno metafisico, va a colmare un vuoto.
Cara Iolanda, ero qui per dirti che ora sono di nuovo dopo la grande adunata di noi alpini a Treviso, leggendo poi mi rendo conte che tutto passa in secondo piano. Carissima se che sei tenace e combattiva, io ti auguro di tutto cuore che il nostro aiuto se anche virtuale ti dia quella forza necessaria per combattere semre!!! Ciao e buona domenica con un forte abbraccio e un sorriso:-) Tomaso
Ogni tanto passo per quei blog che da troppo tempo sono silenziosi, per vedere se ci sono novità! Ho proprio una lista a parte per questi blogger... bene, Upupa, oggi ho trovato delle novità che non avrei voluto scoprire, mannaggia! Però, sappi che voglio leggere ancora per tanto e tanto tempo post interessanti come questo... un abbraccio grande e a rileggerci presto.
Ce la stai facendo con grande coraggio e determinazione! Sei un esempio per tutti noi che quotidianamente ti siamo accanto! Continui ad insegnarci a vivere ❤️ Forza Grande Sister❤️
10) Chi e Perché ha lasciato morire i ragazzi della Casa dello Studente all’Aquila
12 Agosto............
Nel mio deserto colmo di fiori secchi,ci sei tu, immenso sogno senza confini! La notte insonne,il giorno opaco,il tempo incompiuto..e tu per sempre!
La realtà che vivrai domani è fortemente condizionata da quello che fai oggi.... Facciamo in modo che nessuno si senta solo!
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"Upupa, ilare uccello calunniato dai poeti, che roti la cresta sopra l'aereo stollo del pollaio e come un finto gallo giri al vento; nunzio primaverile, upupa, come per te il tempo s'arresta, non muore piu' il Febbraio, come tutto di fuori si protende al muover del tuo capo, allegro folletto, e tu lo ignori".
(da: Eugenio Montale, Ossi di seppia, 1920-1927)
...........dorme quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.
NIKI APRILE GATTI
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a tutti i ragazzi.....
E ti diranno parole rosse come il sangue, nere come la notte; ma non è vero, ragazzo, che la ragione sta sempre col più forte; io conosco poeti che spostano i fiumi con il pensiero, e naviganti infiniti che sanno parlare con il cielo. Chiudi gli occhi, ragazzo, e credi solo a quel che vedi dentro; stringi i pugni, ragazzo, non lasciargliela vinta neanche un momento; copri l'amore, ragazzo, ma non nasconderlo sotto il mantello; a volte passa qualcuno, a volte c'è qualcuno che deve vederlo. Roberto Vecchioni
Non ricordare il giorno trascorso e non perderti in lacrime sul domani che viene: su passato e futuro non far fondamento vivi dell'oggi e non perdere al vento la vita. Omar Khayyam
...i bambini sono di sinistra.........
.....eppure vivo..........
Inganno della mente mia, bisogno straziante dell’anima. Bugiardi gli occhi miei che sono veri solo quando piangono te, che inventano e colorano la tua immagine per dare respiro al mio cuore.
ad una persona speciale
Ho amato tutto di te, i tuoi entusiasmi e le tue delusioni, i tuoi desideri, i tuoi sogni, i tuoi successi e i tuoi fallimenti. Ho amato tutto di te i tuoi sorrisi e i tuoi pensieri cupi le tue sicurezze e le tue titubanze. Ho amato tutto di te la tua speranza e la tua disperazione, l’incanto e il disincanto, la forza e la debolezza. Ho amato tutto di te anche il tuo andartene senza rumore.
Cara Iolanda, ero qui per dirti che ora sono di nuovo dopo la grande adunata di noi alpini a Treviso, leggendo poi mi rendo conte che tutto passa in secondo piano.
RispondiEliminaCarissima se che sei tenace e combattiva, io ti auguro di tutto cuore che il nostro aiuto se anche virtuale ti dia quella forza necessaria per combattere semre!!!
Ciao e buona domenica con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
grazie caro...con l'aiuto di tutti si va avanti...
Eliminaun caro abbraccio
Un post interessante, ma voglio farti un in bocca al lupo per la tua salute.
RispondiEliminaSerena giornata.
Grazie
EliminaTi mandiamo un grande sostegno via Web non mollare e continua a lottare mi raccomando, un abbraccio grande grande
RispondiEliminagrazie caro...ci sto provando!!!!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaOgni tanto passo per quei blog che da troppo tempo sono silenziosi, per vedere se ci sono novità! Ho proprio una lista a parte per questi blogger... bene, Upupa, oggi ho trovato delle novità che non avrei voluto scoprire, mannaggia! Però, sappi che voglio leggere ancora per tanto e tanto tempo post interessanti come questo... un abbraccio grande e a rileggerci presto.
RispondiEliminaUpupa non sapevo. Faccio il tifo per te e ti abbraccio forte!!!!
RispondiEliminaCe la stai facendo con grande coraggio e determinazione! Sei un esempio per tutti noi che quotidianamente ti siamo accanto! Continui ad insegnarci a vivere ❤️ Forza Grande Sister❤️
RispondiEliminaHo saputo da poco della tua dipartita cara. Grazie per avermi fatto compagnia in questi anni. Riposa in pace ovunque tu sia. Anna
RispondiEliminaSi potesse fermare il tempo...se la morte non esistesse... Dove sei Jolis...quanto mi manchi♥ ♥
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