FRAGOROSO SILENZIO
domenica 8 giugno 2014
In classe dobbiamo portare i nostri amori e non i nostri umori!
So di essere stata assente e di non aver scritto, ma gli ultimi fattacci mi hanno schifato...
Non ne voglio parlare...
E allora torno a scrivere sul tema che mi è caro: la scuola.
Ho letto con interesse l'articolo di D'avenia; non mi piacciono le etichette e rifuggo dalla generalizzazione,mi piace però potermi confrontare e riflettere...
Ho molto apprezzato il video, lo so è un pò lungo,ma molto interessante e invito i genitori e gli insegnanti a guardarlo...
La classe è... acqua
scritto dal prof. Alessandro D'Avenia
Ho scritto queste righe per l’inserto La Lettura del Corriere della Sera,
nell’ambito del dibattito sulla scuola affrontato dal giornale nelle ultime
settimane.
***
Le parole abusate sono segnaletica della nostalgia, fosforescenze
di ciò che perdiamo. Scuola: tutti ne parlano, mentre rantola.
Se dovessi distillare il succo di 14 anni di insegnamento, di
incontri in ogni tipo di scuola e di migliaia di lettere di studenti, docenti e
genitori, dovuti ai libri che ho scritto, direi con E.Canetti: “Ogni cosa che
ho imparato dalla viva voce dei miei insegnanti ha conservato la fisionomia di
colui che me l’ha spiegata e nel ricordo è rimasta legata alla sua immagine. È
questa la prima vera scuola di conoscenza dell’uomo”. Così ne La lingua salvata definiva l’essenza della scuola: la viva voce e l’immagine dell’insegnante. Solo una
discontinuità antropologica (e quindi economica) potrà cambiare la scuola, non
belletti organizzativi spacciati per riforme. Una rivoluzione copernicana che
ponga nell’ordine giusto conoscenza e amore: ogni crescita in estensione e
profondità della nostra conoscenza del mondo presuppone un’estensione della
nostra sfera di inter-esse, cioè d’amore.
Perché non chiudiamo le scuole e non carichiamo le lezioni su youtube risparmiando tempo e fatica? Perché
siamo convinti che insegnare sia una relazione attuale: spazio e tempo
condivisi nell’irripetibile dinamismo della vita e delle vite.
Se un ragazzo esteriormente somiglia più al padre o alla madre,
interiormente (sguardo sul mondo, fiducia nella vita) corrisponde alla qualità
della relazione tra i genitori. Così l’insegnamento, parte dell’educazione, si
dà nella triplice relazione professore-studente, professore-genitori,
professore-colleghi. Classe e studente somigliano alla qualità di queste tre
relazioni. Posso soffermarmi solo sulla prima.
La qualità della relazione docente-studente determina l’apertura
conoscitiva, a meno di non illudersi che istruzione ed educazione siano
separabili. Si conosce soltanto ciò a cui la nostra intelligenza ri-conosce un valore (il cuore intelligente di Finkielkraut) segnalato da tutto
l’essere dell’in-segnante. Non ci può essere educazione (né
insegnamento) in differita,
perché la relazione coinvolge tutti i livelli della persona (corporeo,
intellettivo, spirituale). Il moscone del cogito cartesiano continua a sbattere
contro il vetro che non vede: cervelli riempiti di nozioni, addestramento
pavloviano a ripetere, miglioramento solo con la sanzione dell’errore.
L’insegnamento invece avviene solo in atto, perché solo la vita integrale
educa. Si insegna con tutto: sguardo, tono di voce, movenze del corpo,
disposizione dei banchi, brillare degli occhi, segni su un compito, cellulare
spento… e parole. Una relazione funziona quando genera i beni specifici per cui
la si instaura, se quella scolastica non genera attenzione, motivazione,
curiosità, non è solo per carenza di stipendio, mura scorticate, vuota
burocrazia, giovani e famiglie d’oggi,
ma per carenza di relazione. Che cosa è necessario perché essa sia e sia generativa?
La molecola d’acqua è relazione tra due atomi d’idrogeno e uno
d’ossigeno, uno dà all’altro ciò di cui l’altro ha bisogno. Anche a scuola è
così: la classe è acqua!
Nella relazione scolastica tre sono gli elementi indispensabili:
amore per ciò che si insegna (conoscenza e passione: studium), amore per il chi a cui si insegna (empatia:
non sentimentalismo, ma riconoscimento dello studente come soggetto di un
“inedito stare al mondo” e non oggetto da cui ottenere prestazioni), amore per
ilcome si insegna
(creatività didattica che rinnova ogni lezione in base ad allievi e contesto: metodo). Senza questi tre
elementi la relazione non si dà e genera contro-effetti: noia, avversione,
disinteresse. Per questo credo in una personalissima trinità di professori.
Uno. I docenti in
atto. Curando faticosamente i
tre elementi, trasformano il loro “dìcere”(dire) in “docère”(mostrare): pongono
le condizioni dell’imparare non lo pretendono e i ragazzi sono pro-vocati a lavorare sodo (a noia non si oppone
divertimento, ma interesse) e a diventare teste fredde e cuori caldi (al
contrario di come sono oggi). Generano il desiderio mimetico di raggiungere
autonomamente la Luna che il dito mostra, svincolano il sapere dalla pur
necessaria prestazione e lo orientano a diventare vita: la cultura come
strumento per leggere la realtà con totale apertura, senza subire luoghi comuni
e ideologie. Generano simbolicamente, fanno venire alla luce i ragazzi, per
ciascuno dei quali hanno una pagina del registro con i punti di forza, non
smettono di studiare, prestano libri, offrono un caffè ad uno studente in
crisi, fanno una lezione fuori dal programma, dedicano tempo fuori dalla
lezione… Tengono il filo come Arianna (amano e sono presenti a distanza) mentre lo
studente si addentra nel labirinto e lo decodifica grazie alla cultura che si
confronta con la svolte della vita e le sue forme a volte spaventose come il
Minotauro. Aiutano i ragazzi a trasformare il loro destino in destinazione: ad ora ad ora m’insegnavate come
l’uom s’etterna (Dante a
Brunetto). La loro classe è convivio, hanno l’autorità di chi assapora la vita
e la porge.
Due. Gli “in-docenti”. Per vari motivi (stanchezza, difficoltà
relazionali, equilibrio personale, stipendio…), pur avendo competenza nella
materia, non riescono a trasmetterla. Mancano due terzi della relazione (empatia e metodo),
somigliano ad un postino che consegna lettere senza busta e/o destinatario. Non
propongo disastrose simbiosi o voti politici, ma asimmetria relazionale (non è
distacco: emblematico il recente Detachment),
in cui la materia è terreno comune di ricerca, non trincea: “la fiducia non si guadagna se ci sforza di guadagnarla, ma se si
partecipa alla vita degli allievi, in modo immediato e naturale e se si prende
su di sé la responsabilità che da ciò deriva” (Buber). L’indocente non
insegna, perché non impara dai ragazzi, la
sua classe si appiattisce sulla prestazione (programma ed esame diventano
l’orizzonte di autorità).
Tre. Gli “in-decenti”. Non conoscono ciò che insegnano e
trasformano la classe, presto connivente, in chiacchierificio e poltiglia
educativa.
Ogni discorso sulla scuola è secondario senza i docenti in atto.
Non basta l’anzianità come criterio esclusivo di merito nelle graduatorie, ma i
tre elementi segnalati e trasversali (docenti, indocenti,indecenti hanno tutte le età). La scuola si
liberi degli indecenti;
aiuti gli indocenti a (ri)diventare se stessi; punti sui docenti, che ne sono le mura di
carne e sangue: ce n’è almeno uno nella nostra vita e gli dovremmo, se non il doppio
dello stipendio, almeno un grazie.
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cara Iolanda, pure io per forza maggiore non sono stato sempre attivo, oggi ho iniziato a passare per portarvi il mio saluto.
RispondiEliminaTi auguro una buona giornata e mi raccomando attenta al micidiale sole che può fare veramente male.
Tomaso
Ciao Tomaso...un abbraccio
EliminaCiao Upupa.
RispondiEliminaQuando circa 40 anni fa andai al Liceo statale che frequentava mio figlio per il colloquio professori-genitori parla con la professoressa di lettere di mio figlio la quale, purtroppo, non conosceva i "tre elementi indispensabili nella relazione scolastica" e, non so se dispiacermene oppure no, glielo feci notare e pesare.
Un caro saluto,
aldo.
L'adolescenza non è una malattia certamente, ma un'età delicata per la formazione della persona.
RispondiEliminaOra, insegnanti che riescono a leggere nell'animo degli studenti...prima d'insegnare, sono veri INSEGNANTI.
Thanks for finally writing about > "In classe dobbiamo portare i nostri amori e non i nostri umori!" < Loved it!
RispondiEliminamy blog อาหารเสริมลดน้ำหนัก