FRAGOROSO SILENZIO
sabato 2 marzo 2013
Nel mare ci sono i maiali...
"A chi vuol far del male non manca mai il pretesto" P.Sirio
Alcuni passi di un grande libro...”La fattoria degli
animali” di G. Orwell
Cosa vi fa pensare?
“I maiali si
estasiavano alla furberia di Napoleon.
Come schiavi lavorarono
gli animali per tutto quell'intero anno. Ma nel loro lavoro erano felici: non
si lamentavano né di sforzi né di sacrifici, ben sapendo che quanto facevano
era fatto a loro beneficio e a beneficio di quelli della loro specie che
sarebbero venuti dopo di loro, e non per l'uomo infingardo e ladro.
Una domenica mattina
quando gli animali si radunarono per ricevere gli ordini, Napoleon annunciò di
essersi deciso a una nuova politica.
Ancora una volta gli
animali furono presi da una vaga inquietudine. Mai trattare con esseri umani,
mai impegnarsi in imprese commerciali, mai far uso di danaro: non erano forse
queste le principali decisioni approvate nella prima trionfante riunione dopo
l'espulsione di Jones? Tutti gli animali ricordavano, o almeno credevano di
ricordare, l'entusiastica approvazione di questi principi. I quattro maialetti
che avevano protestato quando Napoleon aveva abolito le riunioni alzarono
timidamente la voce, ma furono immediatamente ridotti al silenzio dal tremendo
brontolio dei cani. Poi, come al solito, le pecore intonarono: «Quattro gambe,
buono; due gambe, cattivo!» e il momentaneo sbigottimento si smorzò. Infine
Napoleon sollevò la zampa per imporre silenzio e annunciò che aveva già
concluso tutte le trattative. Non ci sarebbe stato bisogno che qualche animale
dovesse venire a contatto con l'uomo, cosa evidentemente indesiderabile.
Intendeva prendere tutto il peso sulle sue spalle.
Intorno a quest'epoca,
improvvisamente i maiali entrarono nella casa colonica e vi presero residenza.
E ancora agli animali parve di ricordare che una decisione contraria a questo
fosse stata presa nei primi tempi, e ancora Clarinetto seppe convincere che non
si trattava precisamente di ciò. Era assolutamente necessario, disse, che i
maiali, che erano il cervello della fattoria, avessero un posto tranquillo ove
lavorare. Era anche più conforme alla dignità del Capo (é negli ultimi tempi
egli aveva preso a designare Napoleon col titolo di "Capo") vivere in
una casa che non in un porcile. Tuttavia gli animali furono turbati nell'udire
che i maiali non solo prendevano i pasti in cucina e usavano il salotto come
luogo di ricreazione, ma che anche dormivano nei letti.
Ora non si parlava mai
di Napoleon semplicemente come "Napoleon"; alludendo a lui, si
ricorreva sempre allo stile di cerimonia dicendo: "Il nostro Capo, il
compagno Napoleon", e i maiali amavano inventare per lui titoli come i
Padre di Tutti gli Animali, Terrore del Genere Umano, Protettore dei Greggi,
Amico degli Anatroccoli e simili. Nei suoi discorsi Clarinetto parlava, con gli
occhi pieni di lacrime, della saggezza di Napoleon, della bontà del suo cuore,
del suo profondo amore per tutti gli animali della terra, anche e specialmente
per tutti gli infelici animali che vivevano ancora nell'ignoranza e nella
schiavitù nelle altre fattorie. Era divenuto costume dar credito a Napoleon per
ogni successo raggiunto e per ogni colpo di buona fortuna. Si udiva spesso una
gallina dire a un'altra: «Sotto la guida del nostro Capo, il compagno Napoleon,
ho fatto cinque uova in sei giorni», o due mucche esclamare mentre si
abbeveravano allo stagno: «Grazie alla supremazia del compagno Napoleon, che
buon sapore ha quest'acqua!». Il sentimento generale della fattoria fu ben
espresso in una poesia intitolata Camerata Napoleon, composta da Minimus e che
diceva così:
Un
giorno, al principio dell'estate, Clarinetto, ordinò alle pecore di seguirlo e
le condusse all'altra estremità della fattoria, in un ampio terreno invaso da
betulle. Le pecore passarono tutta la giornata a brucare le foglie sotto la
sorveglianza di Clarinetto. Questi se ne tornò la sera alla casa colonica; ma
poiché faceva caldo, disse alle pecore di rimanere dov'erano. Finì che esse
rimasero là un'intera settimana durante la quale nessuno le vide. Clarinetto si
tratteneva con loro quasi tutto il giorno: stava insegnando loro, diceva, una
nuova canzone per cui era necessario l'isolamento.
Dopo il ritorno delle pecore, in una deliziosa
serata quando, finito il lavoro, gli animali stavano rientrando alle loro
stalle, un terribile nitrito di cavallo risuonò nel cortile. Stupiti, gli
animali si arrestarono.
Era la voce di Berta. Essa nitrì ancora e tutti
gli animali irruppero a galoppo nella corte. Videro allora ciò che aveva visto
Berta.
Un maiale stava camminando sulle gambe
posteriori. Sì, era Clarinetto. Un po' goffamente, come se non fosse abituato a
portare in quella posizione il suo considerevole peso, ma con perfetto
equilibrio, passeggiava su e giù per il cortile. Poco dopo, dalla porta della
casa colonica uscì una lunga schiera di maiali: tutti camminavano sulle gambe
posteriori. Alcuni lo facevano meglio degli altri, qualcuno era ancora un po'
malfermo e sembrava richiedere il sostegno di un bastone, ma tutti fecero con
successo il giro del cortile. Infine, fra un tremendo latrar di cani e l'alto
cantar del gallo nero, uscì lo stesso Napoleon, maestosamente ritto, gettando
alteri sguardi all'ingiro, coi cani che gli saltavano attorno. Stringeva fra le
zampe una frusta.
Seguì un silenzio mortale. Stupefatti,
atterriti, stringendosi assieme, gli animali guardavano la lunga fila dei
maiali marciare lentamente attorno al cortile. Era come se il mondo si fosse
capovolto. Poi venne il momento in cui, passato il primo stordimento, nonostante
tutto - nonostante il terrore dei cani, l'abitudine sviluppata durante lunghi
anni di non lamentarsi mai, di non criticare mai - sentirono la tentazione di
pronunciare parole di protesta. Ma in quell'attimo stesso, come a un segnale
dato, tutte le pecore ruppero in un tremendo belato: «Quattro gambe, buono; due
gambe, meglio! Quattro gambe, buono; due gambe, meglio! Quattro gambe, buono;
due gambe, meglio!».
Continuarono così per cinque minuti, senza
soste. E, quando le pecore si furono calmate, la possibilità di protestare era
passata é i maiali erano rientrati nella casa.
Benjamin sentì un naso strofinarsi contro la sua
spalla. Guardò. Era Berta. I suoi vecchi occhi erano più appannati che mai.
Senza dir nulla, lo tirò gentilmente per la criniera e lo portò nel grande
granaio ove erano scritti i Sette Comandamenti. Per qualche istante ristette
fissando la parete scura e le lettere bianche.
«La mia vista si indebolisce» disse infine.
«Anche quando ero giovane non riuscivo a leggere ciò che era scritto qui. Ma mi
pare che la parete abbia un altro aspetto. I Sette Comandamenti sono gli stessi
di prima, Benjamin?»
Per una volta Benjamin consentì a rompere la sua
regola e lesse ciò che era scritto sul muro. Non vi era scritto più nulla, fuorché
un unico comandamento. Diceva:
TUTTI
GLI ANIMALI SONO UGUALI MA ALCUNI SONO PIU’ UGUALI DEGLI ALTRI
Quando gli applausi si placarono, Napoleon,
che era rimasto in piedi, annunciò che aveva qualche parola da dire.
Come tutti i discorsi di Napoleon, anche questo
fu breve ed esplicito. Anche lui, disse, era felice che il periodo
dell'incomprensione fosse finito. Per molto tempo erano corse voci - messe in
giro, aveva ragione di credere, da qualche nemico maligno - che le direttive
sue e dei suoi colleghi rivestissero qualcosa di sovversivo e di rivoluzionario
Erano stati accusati di suscitare la ribellione fra gli animali delle vicine
fattorie. Niente di più lontano dalla verità! Il loro solo desiderio, ora come
nel passato, era di vivere in pace e in buone e normali relazioni con tutti i
vicini. Questa fattoria che aveva l'onore di controllare, aggiunse, era una
specie di impresa cooperativa. Le azioni che erano in suo possesso erano comune
proprietà dei maiali.
Egli non credeva, disse, che alcuno degli
antichi sospetti continuasse a sussistere; ma alcuni cambiamenti, recentemente
introdotti nelle consuetudini della fattoria, dovevano aver l'effetto di
promuovere un'ancor maggiore fiducia. Fino ad allora gli animali della fattoria
avevano avuto la sciocca abitudine di chiamarsi l'un l'altro
"compagni". Ciò doveva aver termine. C'era anche stato lo strano
costume, la cui origine era sconosciuta, di sfilare la domenica mattina davanti
al teschio di un verro posto su un ceppo nel giardino. Questo pure sarebbe
stato abolito, e già il teschio era stato sepolto. I suoi visitatori avevano
certo visto la bandiera verde spiegata in cima all'asta e avevano forse notato
che lo zoccolo e il corno dipinti in bianco, di cui prima era fregiata, erano
scomparsi. La bandiera, d'ora innanzi, sarebbe stata verde soltanto. Egli aveva
solo una critica, disse, da fare all'eccellente e amichevole discorso del
signor Pilkington. In esso il signor Pilkington si era sempre riferito alla
"Fattoria degli Animali". Non poteva sapere, naturalmente - é lui,
Napoleon, lo annunciava ora per la prima volta - che il nome "Fattoria
degli Animali" era stato abolito. Da quel momento la fattoria sarebbe
ritornata "Fattoria Padronale", quello cioè che, egli credeva, era il
suo vero nome d'origine.
«Signori» concluse Napoleon «ripeterò il
brindisi di prima, ma in forma diversa. Riempite fino all'orlo i vostri
bicchieri. Signori, ecco il mio brindisi: alla prosperità della Fattoria
Padronale!»
Come prima, vi furono calorosi applausi e i
bicchieri vennero vuotati fino al fondo. Ma mentre gli animali di fuori
fissavano la scena, sembrò loro che qualcosa di strano stesse accadendo. Che
cosa c'era di mutato nei visi dei porci? Gli occhi stanchi di Berta andavano
dall'uno all'altro grugno. Alcuni avevano cinque menti, altri quattro, altri
tre. Ma che cos'era che sembrava dissolversi e trasformarsi? “
Sempre vigili
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Cara Iolanda, non avevo mai letto queste parole, la sai che su questo sono molto ignorante!
RispondiEliminaComunque per me leggere cose nuove mi fa sempre imparare qualcosa, per questo ti dico grazie.
Tomaso
Tomaso...imparare a imparare è lo scopo dell'uomo...
EliminaMa il capolavoro assoluto e 1984. L'ho letto BELLISSIMO.
RispondiEliminaCaro Enly...è vero...ma questo ora ci sta proprio bene!!!!!!!!!!!!!
EliminaL'ho letto a 12 anni! :))))
RispondiEliminaNon ci sono delle analogie????????????????????? ciao Adriano
Elimina« Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri. »
RispondiEliminaVerissimo , cavoli se ci sono delle analogie....post non bello ma bellissimo !!
ciao
PS L'ho letto un po di anni fà (tanti sig sig )
Un vero capolavoro.
EliminaPost attualissimo...sempre vigili!
Comunque piuttosto che unirmi ai grillini... NELLE PIAZZE A VITA A LOTTARE CON I COMPAGNI!!!!
RispondiElimina