FRAGOROSO SILENZIO

sabato 2 febbraio 2013

L'Italia ignorante...







Tutta la vostra cultura è costruita così. Come se il mondo

 foste voi.

Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, 1967


Non è un fantasma quello che si aggira indisturbato per le strade del nostro paese.Non è un brutto sogno nè una diceria popolare.E' una realtà pericolosa e distruttiva:l'ignoranza.
A pensarci bene è una pestilenza dovuta ad una cospirazione diabolica della classe dirigente che perdura da tempo e che ci vuole tutti "non pensanti" così facilmente manovrabili.Chi ha analizzato questa realtà ci dice che l'Italia si trova al 34 posto dei paesi OCSE per il n.di laureati. E i paesi sono 36! I nostri giovani non si laureano.E' lecito chiedersi il perchè dopo che questi signori hanno distrutto la scuola,l'università, il tessuto economico che garantiva il diritto allo studio?
La classe dirigente non si è preoccupata di questo, tutta presa da interessi personali,tesa solo a svuotare le casse di soldi pubblici, a come consolidare eternamente la propria posizione economica e politica anche a colpi di scandali e ruberie palesi. 
Di questo non si parla in questa becera e volgare campagna elettorale, non si parla di cosa e chi deve fare cosa,non si parla di progetti per il futuro,di una società inclusiva nè si parla di quel senso di inquietudine e paura che pervade sia i singoli individui sia le imprese impotenti a modificare questo disastro economico. Nè questa politica fallimentare si chiede cosa prova la gente a diventare collettivamente sempre più povera. 
Hanno promosso la società dell'ignoranza,hanno realizzato lo scempio del sapere,distrutto il sogno dei giovani:il futuro.I giovani ci provano a cambiare le cose,ma...
E nel profondo del nostro essere si fa strada la sensazione che forse "è necessario" cambiare cambiare  radicalmente il profilo della classe dirigente?
Sempre vigili


Da: http://www.unicommon.org
Allarme sulle macerie: la grande fuga dall'università [rassegna stampa]
THURSDAY, 31 JANUARY 2013 17:19 UNICOMMON

Dal 2005 a oggi i movimenti studenteschi hanno denunciato con forza e radicalità, resistendo alla repressione e alle menzogne di tutto l'arco parlamentare, l'attacco senza precedenti contro le università a livello italiano ma non solo. Oggi su Corriere e Repubblica online, i cui articoli pubblichiamo a seguire, si grida all'allarme per il calo di iscrizioni: ma si tratta solo della logica conseguenza delle politiche degli ultimi vent'anni per lo meno. La lotta per trasformare le università e e le nostre vite saccheggiate dal neoliberismo non è conclusa: pagherete caro, pagherete tutto! [nota della redazione]

da repubblica.it - Università, 50mila iscritti in meno. Come fosse scomparsa la Statale di Milano

E' quanto registra un documento del Consiglio Universitario Nazionale, assieme al calo dei docenti: -22% rispetto al 2006. Ma è allarme anche sui finanziamenti: stabile e calibrato sull'inflazione fino al 2009, il Fondo di finanziamento ordinario è sceso poi del 5% su base annua. "Su queste basi moltissime università a rischio dissesto"
ROMA - Allarme per l'università italiana. In dieci anni gli immatricolati sono scesi da 338.482 (anno accademico 2003-2004) a 280.144 (2011-2012), con un calo di 58.000 studenti (-17%). E' come se in un decennio fosse scomparso un intero ateneo di grandi dimensioni, ad esempio la Statale di Milano. Si riduce anche il numero dei professori: in sei anni (2006-2012) il calo è del 22%.
E' quanto emerge da un documento del Cun (Consiglio Universitario Nazionale), che segnala inoltre come dal 2001 al 2009 il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo), calcolato in termini reali aggiustati sull'inflazione, sia rimasto quasi stabile per poi scendere del 5% ogni anno, con un calo complessivo che per il 2013 si annuncia prossimo al 20%. "Su queste basi e in assenza di un qualsiasi piano pluriennale di finanziamento moltissime università, a rischio di dissesto - denuncia il Cun - non possono programmare la didattica né le capacità di ricerca". Sotto media Ocse per numero di laureati. Quanto a laureati, l'Italia è largamente al di sotto della media Ocse: 34mo posto su 36 Paesi. Solo il 19% dei 30-34enni ha una laurea, contro una media europea del 30%. Il 33,6 % degli iscritti, infine, è fuori corso mentre il 17,3% non fa esami.
Meno borse di studio. Il numero dei laureati nel nostro Paese è destinato a calare ancora anche perché, negli ultimi 3 anni, il fondo nazionale per finanziare le borse di studio è stato ridotto. Nel 2009 i fondi nazionali coprivano l'84% degli studenti aventi diritto, nel 2011 il 75%. Eliminati più di mille corsi di laurea. In sei anni sono stati eliminati 1.195 corsi di laurea. Quest'anno sono scomparsi 84 corsi triennali e 28 corsi specialistici/magistrali. Se questa riduzione è stata inizialmente dovuta ad azioni di razionalizzazione, ora dipende invece in larghissima misura - si fa notare - alla pesante riduzione del personale docente. Dottorati sotto media Ue. Rispetto alla media Ue, in Italia abbiamo 6.000 dottorandi in meno che si iscrivono ai corsi di dottorato. L'attuazione della riforma del dottorato di ricerca prevista dalla riforma Gelmini è ancora al palo e il 50% dei laureati segue i corsi di dottorato senza borsa di studio.
Rapporto docenti/studenti. Detto che del calo dei prof del 22% in sei anni, nei prossimi 3 anni si prevede un ulteriore calo. Contro una media Ocse di 15,5 studenti per docente, in Italia la media è di 18,7. Pur considerando il calo di immatricolazioni, il rapporto docenti/studenti è destinato a divaricarsi ancora per una continua emorragia di professori che non vengono più assunti. Il calo è anche dovuto alla forte limitazione imposta ai contratti di insegnamento che ciascun ateneo può stipulare.
Attrezzature obsolete. A forte rischio obsolescenza le attrezzature dei laboratori per la decurtazione dei fondi: anche i finanziamenti Prin, cioè i fondi destinati alla ricerca libera di base per le università e il Cnr, subiscono tagli costanti: si è passati da una media di 50 milioni all'anno ai 13 milioni per il 2012. Infatti dai 100 milioni assegnati nel 2008-2009 a progetti biennali si è passati a 170 milioni per il biennio 2010-2011 ma per progetti triennali, per giungere a meno di 40 milioni nel 2012, sempre per progetti triennali.
Andrea Lenzi, presidente del Cun, parla di "costante, progressiva e irrazionale" riduzione delle risorse finanziarie e umane destinate al sistema universitario che "ne lede irrimediabilmente la capacità di svolgere le sue funzioni di base, di formazione e ricerca". "In questo momento - prosegue Lenzi - qualcuno potrebbe chiedersi perché, in questa fase storica, un Paese in profonda crisi finanziaria e sociale debba preoccuparsi a investire nell'alta formazione delle future generazioni quando altri tipi di investimenti potrebbero dare risultati nel breve termine. Come cittadino e ricercatore rispondo che l'Università crea conoscenza diffusa e capacità di sapere critico per i giovani, è l'unica istituzione pubblica che crea le competenze per la classe dirigente di un Paese democratico, moderno ed evoluto ed è l'unica palestra che mette in evidenza le vocazioni e le eccellenze indispensabili alla competizione scientifica globale. L'Università è l'unica istituzione in cui si sviluppa un'osmosi per un'imprenditoria di alto profilo e produce anche competenze indispensabili per una pubblica amministrazione adeguata al terzo millennio".
Per Lenzi, la ricerca scientifica "è l'unico motore universalmente riconosciuto per l'innovazione e lo sviluppo, tanto che il resto del mondo sta investendo in ricerca nonostante il periodo di profonda crisi". "Sono necessarie sia la ricerca applicata, in grado di attivare una fattiva sinergia con l'imprenditoria con cui far nascere e crescere le migliori esperienze, sia - conclude - la ricerca di base sorgente che, da oltre un millennio, ha permesso quegli scatti innovativi che hanno fatto dell'Italia una delle nazioni di punta nelle scoperte in ogni campo".

(31 gennaio 2013)
da corriere.it - La grande fuga dalle università  «In 10 anni scomparso un ateneo»
Gli immatricolati sono scesi da 338.482 (2003-2004) a 280.144 (2011-2012). Giù anche il numero dei professori. Iscritti, laureati, dottorati, docenti, fondi, tutte "voci" con il segno meno: l'università italiana è in grande affanno. Lo denuncia il Cun (Consiglio universitario nazionale) in un documento rivolto all'attuale Governo e Parlamento, alle forze politiche impegnate nella competizione elettorale, «ma soprattutto a tutto il Paese». Il documento (Dichiarazione per l'università e la ricerca, le emergenze del sistema) sottolinea che dal 2009 il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) è sceso del 5% ogni anno.
ISCRITTI, COME FOSSE SCOMPARSO UN ATENEO - In dieci anni gli immatricolati sono scesi da 338.482 (2003-2004) a 280.144 (2011-2012), con un calo di 58.000 studenti (-17%). Come se in un decennio - quantifica il Cun - fosse scomparso un ateneo come la Statale di Milano. Il calo delle immatricolazioni riguarda tutto il territorio e la gran parte degli atenei. AI 19enni, il cui numero è rimasto stabile negli ultimi 5 anni, la laurea interessa sempre meno: le iscrizioni sono calate del 4% in tre anni: dal 51% nel 2007-2008 al 47% nel 2010-2011.

PER NUMERO LAUREATI LONTANI DA EUROPA - Quanto a laureati l'Italia è largamente al di sotto della media Ocse: 34mo posto su 36 Paesi. Solo il 19% dei 30-34enni ha una laurea, contro una media europea del 30%. Il 33,6 % degli iscritti, infine, è fuori corso mentre il 17,3% non fa esami.



6 commenti:

  1. Cara Iolanda è un labirinto che è quasi impossibile trovare l'uscita!!!
    Buon fine settimana cara amica.
    Tomaso

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  2. ...e l'ignoranza si propaga a macchia d'olio...

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  3. Ci propinano l'idea che la cultura non serve più a nulla, anzi è un ostacolo per districarsi in questo mondo di scaltri.

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