Crescono quelli che fuggono all’estero
FRAGOROSO SILENZIO
venerdì 6 dicembre 2013
Censis:l'Italia un paese vecchio,anzi morto...ma soprattutto "sciapo"!
IL RAPPORTO SULLA SOCIETA’ ITALIANA
Censis, gli italiani «sciapi e
infelici»
Crescono quelli che fuggono all’estero
Crescono quelli che fuggono all’estero
In un decennio si è passati da 50mila a ai 106mila. Nell’ultimo anno il
trasferimenti all’estero sono cresciuti del 28,8%
Il presidente del Censis Giuseppe De Rita (Ansa)«Una società sciapa e infelice in cerca di
connettività».Così il Censis definisce la situazione sociale italiana nel suo
47mo illustrato a Roma dal direttore generale Giuseppe Roma e dal presidente
Giuseppe De Rita. Una società, quella italiana, che sembra sempre ad un passo
dal crollo ma che non crolla. «Negli anni della crisi - si legge nel rapporto
del Censis - abbiamo avuto il dominio di un solo processo, che ha impegnato
ogni soggetto economico e sociale: la sopravvivenza. C’è stata la reazione di
adattamento continuato (spesso il puro galleggiamento) delle imprese e delle
famiglie. Abbiamo fatto tesoro di ciò che restava nella cultura collettiva dei
valori acquisiti nello sviluppo passato (lo «scheletro contadino», l’imprenditorialità
artigiana, l’internazionalizzazione su base mercantile), abbiamo fatto conto
sulla capacità collettiva di riorientare i propri comportamenti (misura,
sobrietà, autocontrollo), abbiamo sviluppato la propensione a riposizionare gli
interessi (nelle strategie aziendali come in quelle familiari).
SCIAPI
E INFELICI - Siamo anche una «società sciapa e infelice» secondo il
Censis «senza fermento e dove circola troppa accidia, furbizia generalizzata,
disabitudine al lavoro, immoralismo diffuso, crescente evasione fiscale,
disinteresse per le tematiche di governo del sistema, passiva accettazione
della impressiva comunicazione di massa». Di conseguenza siamo anche «infelici,
perché viviamo un grande, inatteso ampliamento delle diseguaglianze sociali». A
giudizio dei ricercatori del Censis si sarebbe «rotto il “grande lago della
cetomedizzazione”, storico perno della agiatezza e della coesione sociale.
Troppa gente non cresce, ma declina nella scala sociale. Da ciò nasce uno
scontento rancoroso, che non viene da motivi identitari, ma dalla crisi delle
precedenti collocazioni sociali di individui e ceti».
FUGA
ALL’ESTERO - Ciò avrebbe determinato una vera e propria fuga
all’estero. Nell’ultimo decennio il numero di italiani che hanno trasferito la
propria residenza all’estero è più che raddoppiato, passando dai circa 50mila
del 2002 ai 106mila del 2012. Ma è stato soprattutto nell’ultimo anno che
l’aumento dei trasferimenti è stato particolarmente rilevante: (+28,8% tra il
2011 e il 2012).
IL
LAVORO CHE NON C’E’ - Una reazione al grave disagio sociale, all’
instabilità lavorativa e sottoccupazione che interessa il 25,9% dei lavoratori:
una platea di 3,5 milioni di persone ha contratti a termine, occasionali, sono
collaboratori o finte partite Iva. Ci sono poi 4,4 milioni di italiani che non
riescono a trovare un’occupazione «pure desiderandola». Per il Censis «2,7
milioni sono quelli che cercano attivamente un lavoro ma non riescono a
trovarlo, un universo che dallo scoppio della crisi è quasi raddoppiato (+82%
tra il 2007 e il 2012)». Ci sono poi 1,6 milioni di italiani che, «pur
disponibili a lavorare, hanno rinunciato a cercare attivamente un impiego
perché convinti di non trovarlo».
ALLA
LARGA DALLA POLITICA - Cresce sempre più il disinteresse per la politica: il
56% degli italiani (contro il 42% della media europea) non ha attuato nessun
tipo di coinvolgimento civico negli ultimi due anni, neppure quelli di minore
impegno, come la firma di una petizione. Più di un quarto dei cittadini
manifesta una lontananza pressoché totale dalla dimensione politica, non
informandosi mai al riguardo. Al contrario, si registrano nuove energie
difensive in tanta parte del territorio nazionale contro la chiusura di
ospedali, tribunali, uffici postali o presidi di sicurezza.
LE
ENERGIE POSITIVE - Tuttavia il Censis vede anche dei segnali positivi e
di tenuta sociale. «Si registra una sempre più attiva responsabilità
imprenditoriale femminile (nell’agroalimentare, nel turismo, nel terziario di
relazione), l’iniziativa degli stranieri, la presa in carico di impulsi
imprenditoriali da parte del territorio, la dinamicità delle centinaia di
migliaia di italiani che studiano e/o lavorano all’estero (sono più di un
milione le famiglie che hanno almeno un proprio componente in tale condizione)
e che possono contribuire al formarsi di una Italia attiva nella grande platea
della globalizzazione».
WELFARE
E DIGITALE - Nuove energie si sprigionano inoltre in due ambiti che
permetterebbero anche l’apertura di nuovi spazi imprenditoriali e di nuove
occasioni di lavoro. «Il primo -si legge nel rapporto- è il processo di
radicale revisione del welfare. Il secondo è quello della economia digitale:
dalle reti infrastrutturali di nuova generazione al commercio elettronico,
dalla elaborazione intelligente di grandi masse di dati, dallo sviluppo degli
strumenti digitali ai servizi innovativi di comunicazione, alla crescita
massiccia di giovani “artigiani digitali”».
LA
CONNETTIVITA’ - Il nuovo motore dello sviluppo, secondo il Censis,
potrebbe essere la connettività (non banalmente la connessione tecnica) fra i
soggetti coinvolti in questi processi». Se infatti «restiamo una società
caratterizzata da individualismo, egoismo particolaristico, resistenza a
mettere insieme esistenze e obiettivi, gusto per la contrapposizione emotiva,
scarsa immedesimazione nell’interesse collettivo e nelle istituzioni» avremmo
anche raggiunto il punto più basso dal quale non potrà che derivare un
progressivo superamento di questa «crisi antropologica». Per fare connettività,
secondo il Censis, non si può contare sulle istituzioni «perché
autoreferenziali, avvitate su se stesse, condizionate dagli interessi delle
categorie, avulse dalle dinamiche che dovrebbero regolare, pericolosamente politicizzate,
con il conseguente declino della terzietà necessaria per gestire la dimensione
intermedia fra potere e popolo».
SPINTA
ORIZZONTALE - Neanche la politica può sviluppare questa connettività
perché «più propensa all’enfasi della mobilitazione che al paziente lavoro di
discernimento e mediazione necessario per fare connettività, scivolando di
conseguenza verso l’antagonismo, la personalizzazione del potere, la vocazione
maggioritaria, la strumentalizzazione delle istituzioni, la prigionia decisionale
in logiche semplificate e rigide». Se dunque, conclude il Censis, «istituzioni
e politica non sembrano in grado di valorizzarla, la spinta alla connettività
sarà in orizzontale, nei vari sottosistemi della vita collettiva. A riprova del
fatto che questa società, se lasciata al suo respiro più spontaneo, produce
frutti più positivi di quanto si pensi».
Fonte: Corriere della sera.it
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Se pensiamo bene Cara Iolanda, quest'anno non ci sarebbe niente da festeggiare!!!
RispondiEliminaMa solo pregare che qualche Santo ci aiuti... Anche se sappiamo che niente più ci può aiutare.
Ti auguro ugualmente un Buon Natale e un felice anno nuovo!!!
Tomaso
Ho letto anche io la sintesi di quel rapporto del Censis e non c'è di che stare allegri. Siamo "arretrati" su tutto, fermi e senza stimoli, Ma in fondo, a parte le statistiche, bastava guardarsi intorno per rendersi conto che stiamo vivendo in una società in piena decadenza. E le conseguenze le stiamo vedendo proprio in questi giorni.
RispondiEliminaCiao Upupa, buon fine settimana.