FRAGOROSO SILENZIO

sabato 30 maggio 2015






Leggo e pubblico…


Confessioni di una madre moderna


Mi presento: ho quasi 35 anni e vivo in una casetta in campagna con mio marito, mio figlio di sei anni e mezzo e un cucciolo in arrivo fra pochi mesi! Da quando sono diventata mamma ho subito scelto di chiedere al lavoro il tempo parziale, un part-time, che con mia grande gioia è stato accolto a tempo indeterminato. Al di fuori delle oggettive difficoltà e della fisiologica stanchezza che porta la genitorialità, ho sempre ritenuto gratificante e soddisfacente trascorrere del tempo con mio figlio, vederlo crescere, esserci ad ogni suo progresso, ad ogni suo regredire e ad ogni sua necessità; per me essere madre significa ESSERCI e non credo affatto nella teoria del “quality time” e quando lo dico spesso molte mamme mi inveiscono contro asserendo che io sono stata fortunata, che a loro il part-time in ufficio non è stato concesso e che infondo la vita è questa e ci si deve adeguare.
Capisco queste parole ma solo in parte perché, se è pur vero che mi è stata concessa un’occasione che a molte viene negata, è pur vero che io e mio marito siamo stati pronti ad accollarci le conseguenze di questa scelta e che io per prima, da un po’ di tempo, anche quando lo rinnego a me stessa, ho smesso di accettare che la vita è questa e ci si deve adeguare. Non sono una rivoluzionaria, anzi, per natura sono una donna che ha paura del cambiamento ma se questo vestito del correre a tutti i costi e della produttività sta stretto a me, perché dovrei proporlo ai mie bambini? Perché non dovrei cercare un’ alternativa più umana? Perché dovrei crescerli come marionette di un sistema che ha ingabbiato me per prima?!
Noi donne non facciamo in tempo a partorire che già ci troviamo a pensare al dopo, a dove piazzare il pupetto a pochi mesi dalla nascita perché dobbiamo rientrare al lavoro, dobbiamo produrre ma, non più latte, bensì denaro che comunque non sarà mai nostro, ma dei potenti che ci dominano! Il mio primo figlio è rimasto a casa con me undici mesi e poi è entrato al nido part-time e posso garantirvi che non ho mai capito come altre mamme sopportassero di lasciare un cucciolo di sei mesi anche otto ore al giorno ad estranei.
Poi si torna la sera dal lavoro con le energie già logore e si deve pensare al resto….casa, spesa, cena, figli. Cosa rimane per le persone che amiamo? Abbiamo ancora la forza di parlare e di sorridere a tavola, a cena con marito e figli? Spesso, dopo una giornata di corse, lavoro e produttività no, non c’è più nulla per nessuno. A mio modo, pur non ancora libera da tutto, ho deciso di ridimensionare queste circostanze e non per essere una mamma perfetta, ma semplicemente per VIVERE e per FAR VIVERE le persone che amo!
Essendo a pochi mesi dalla nascita del nostro secondo figlio sono venuta a conoscenza di un bonus per le mamme che decidono di non usufruire della maternità facoltativa e di rientrare al lavoro; questo consisterebbe in un rimborso mensile variabile dai 300 ai 600€ per pagare baby sitter o asilo nido. Di fronte a questa cosa mi sono indignata: perché l’INPS non investe queste somme per la maternità facoltativa alla quale molte donne devono rinunciare per via della forte decurtazione che impone allo stipendio?Si incentiva il sistema per far girare l’economia! Non serve un esperto in alta finanza per capirlo. Noi faremo grandi, grandissimi sacrifici, ma io starò a casa con il mio bambino fino a che ne avrò diritto, perché un cucciolo di uomo ha bisogno a lungo della propria mamma. Girare le spalle e alzare i tacchi per uscire da un nido mentre mio figlio piange è una delle cose che più mi costa, in termini di salute psico-fisica.
Mio figlio grande lo scorso settembre ha cominciato la scuola ed è stato un delirio. L’approccio è stato pessimo fin da subito per il semplice fatto che ancora una volta io e mio marito non abbiamo avuto scelta, e ci siamo visti costretti ad inserire nostro figlio ad un tempo pieno perché nel nostro bel paesello il “modulo” non è contemplato. Viviamo in un’isola felice in cui i bambini stanno a scuola dal Lunedì al Venerdì tutto il giorno ( 8.30-16.30 ), perché mai chiedere un tempo ridotto? Perché mai farli uscire alle 13? Perché mai alla riunione prima delle iscrizioni ero l’unica mamma interessata ad avere a casa mio figlio nel pomeriggio nonostante fossero presenti anche molte donne che NON lavorano?
Perché è opinione comune che i figli rompano, scoccino e impediscano la nostra libertà! Perché ai tempi di mia nonna le donne avevano anche quattro o cinque figli, ma non sentivano il bisogno dei propri spazi? La risposta è che ormai ci hanno reso tutti schizofrenici, me per prima! Lo scrivo nero su bianco perché ho riflettuto a lungo, capisco che c’è qualcosa di grande che non mi torna. Le famiglie si sfasciano, i figli sono zaini da trasportare e sballottare tra la scuola, lo sport e le varie famiglie e spesso i soldi sono l’unica cosa che ci consola da uno stile di vita che è disumano. Per tirarsi su il morale si mangia e si spende…
Ci vorrebbero scuole con ritmi diversi, con insegnanti che non affermano in faccia ad un bambino di sei anni e mezzo che questa è la società e tu devi adeguarti, che non pretendono di crescere i manichini del futuro ma che lasciano a loro il tempo per essere bambini. A mio figlio è stato detto che ha ancora troppa voglia di giocare… Alla sua età se così non fosse molto probabilmente sarebbe ammalato. Io per prima ho ancora voglia di giocare e forse se lo facessi più spesso sorriderei di più.
Noi mamme non dobbiamo tacere di fronte alle ingiustizie, non dobbiamo più pensare –è così e le cose non cambiano-, non dobbiamo più stare a guardare. Se tutte le voci si alzassero in coro, se ognuno di noi smettesse di sottostare almeno un pò alle leggi del mercato, se facessimo una piccola e pacifica rivoluzione, i bimbi tornerebbero a correre per le strade rincorrendo un pallone senza dire bestemmie e senza filmarsi mentre si picchiano.
Sono arrivata a tutto questo con fatica perché cambiare e uscire dal coro è una gran fatica, ma quando si tocca il fondo non si può che risalire e vorrei che gli strazi emotivi che ho subito fossero di aiuto a qualcuno che, come me, ha una vocina dentro che gli dice che qualcosa non torna!
Mio figlio dopo un anno di scuola è stanco, demotivato, deluso, sconfitto e ha gli occhi tristi. Mi chiede tempo per giocare quando gli viene addirittura detto che non dovrebbe avere così tanta voglia di farlo! Ha appreso cosa sia la competizione, sa già che se prende bene non è cosa buona, si deve arrivare al bravissimo perché il suo compagno, quello veramente bravo, prende addirittura ottimo. Mio figlio ha l’autostima sotto la suola delle scarpe e gli viene detto che deve credere in sé, arrangiarsi a fare i compiti, farli bene e leggere in modo corretto. Mio figlio vede gli occhi di una mamma che vuole il suo bene e non sa più come farlo, e sente che gli viene chiesto di non essere un bambino a sei anni e mezzo.
I nostri figli, se solo li ascoltassimo, ci porterebbero lontano e il nostro cuore volerebbe! Quando mi lascio trascinare dalla sua saggezza sento e vedo cose mai sentite, le più belle e le più vere.
Io e mio marito abbiamo deciso di mettere fine a questa brutta storia e di cambiare scuola, forse arriveremmo anche a pensare ad una strada diversa, che a me fa anche tanta paura, ma che nel mio cuore bussa come un eco… Stiamo pensando all’Homeschooling. Alla fine non posso far peggio di quello che fa la società.
Da mamma non voglio più vedere mio figlio umiliato, non voglio più assistere alle lacrime e alla paura che prendono possesso dei suoi occhi quando la maestra si rivolge a lui, non voglio più sentirmi un leone in gabbia.
Adesso mi sento una leonessa che deve fare quello che la natura e l’istinto suggeriscono: crescere e difendere la propria prole. Infondo siamo animali anche noi e abbiamo una cosa tra le nostre mani: il libero arbitrio. Me lo insegnarono a scuola… sì, perché la mia professoressa era una in gamba!



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